La costruzione della relazione di coppia
- Maria Roberta Piva
- 10 apr 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 nov 2020

La nostra vita è fatta di una continua alternanza tra appartenenza e separazione: un processo che si rinnova senza fine.
Appartenenza e separazione rappresentano due posizioni emotive entrambe necessarie (e non, come si può pensare, in antitesi) per rendere sana la relazione, da quella genitore-figlio a quella coniugale.
La famiglia d’origine: un divorzio necessario
Parlare di individualità e coppia, significa partire, necessariamente, dalla famiglia d’origine da cui ciascun partner arriva. In quanto è stato all'interno di quello specifico nucleo familiare che si è cresciuti, un luogo che ha orientato pensieri, attitudini, tradizioni con i relativi significati che hanno contribuito, in parte, a creare la personalità di quell'individuo.
Il momento del “distacco” dalla propria famiglia è uno dei passaggi più complessi e, per certi aspetti, più difficili del ciclo vitale familiare.
La “fase dell’emancipazione dei genitori dai figli e dei figli dai genitori” coinvolge sia i genitori, adulti, che i figli, giovani, che escono di casa. Essi si trovano coinvolti in un impegno molto simile: quello di costruire (i figli) e ri-costruire (i genitori) un nuovo equilibrio, personale e di coppia.
Aver divorziato con successo dai propri genitori ed aver affermato il proprio diritto ad essere un individuo prima di sposarsi è fondamentale.
Si tratta di un “divorzio” simbolico che prevede la creazione di un nuovo legame con i propri genitori. Il figlio, ormai adulto, per divenire realmente tale, dovrà accettare di separarsi e, di conseguenza ridefinire la relazione con il genitore, imparare a rapportarsi e parlare con esso da adulto, e non più solo da figlio.
L’individuazione e la successiva riunificazione dalla propria famiglia d’origine comporta un processo doloroso, che non finisce mai. Frequentemente si rimane intrappolati in modelli relazionali insoddisfacenti, con la speranza di superarli insieme al partner.
Cosa accade quando si forma una nuova coppia?
Per semplificare, senza banalizzare, proverò a descrivere tre macro categorie che rappresentano solo gli estremi di un continuum dato da infiniti diversi livelli di autonomia e di separazione emotiva che caratterizzano ogni singola coppia e famiglia.
La coppia è armonica quando i due partner hanno elaborato una buona separazione dalle rispettive famiglie d’origine. Ciò che appartiene al passato non costituisce una minaccia per la coppia, ma piuttosto un valore che ciascuno porta con sé: una sorta di dote affettiva.
I due individui sono riusciti a tracciare dei buoni confini: i rapporti con le rispettive famiglie sono aperti ma non intrusivi, o all'opposto, inesistenti.
La coppia ha creato un sufficiente equilibrio fra appartenenza e separazione. I giovani membri della coppia sono in grado di guardare criticamente la propria famiglia ed operare una scelta libera tra ciò che si desidera conservare e ciò che si desidera abbandonare dalla propria cultura d’origine.
Nella coppia conflittuale, invece, il legame è fortemente influenzato dai problemi non risolti con i rispettivi genitori: un partner ha "tagliato" drasticamente i rapporti e l'altro continua ad averli troppo stretti.
Nessuno dei due partner è in grado di far crescere e di proteggere la propria realtà e identità di coppia dall'intrusione della famiglia d’origine: una troppo vicina, l’altra troppo lontana.
Il risultato frequente di coppie i cui membri provengono da storie di questo tipo è che il matrimonio verrà adottato dalla famiglia del coniuge che non si è emancipato.
Spesso, l’illusione di poter conquistare l’indipendenza andandosene sbattendo la porta o rifiutando ogni contatto con la famiglia d’origine, impedisce di creare un nuovo legame adulto con i propri genitori. In questo modo, il partner affettivamente deprivato, può inconsapevole gradire la dipendenza dalla famiglia dell’altro per compensare il mancato accudimento nella propria.
Infine, nel “matrimonio d’interesse”, i partner si sono entrambi allontanati (non necessariamente fisicamente) dalle proprie famiglie d’origine.
Nel tentativo di appagare vicendevolmente i propri desideri insoddisfatti in termini di sicurezza, affetto e realizzazione, chiedendo all'altro coniuge di essere il genitore che non hanno avuto, generando in questo modo una notevole confusione nelle aspettative e nelle richieste all'interno della coppia.
Se non arrivano dal partner, le speranze possono essere riversate in maniera compensatoria sui figli; non è difficile intuire che un figlio messo al mondo per riempire dei vuoti viene precocemente privato di accudimento autentico e gratuito, ma anche di individualità.
Quando il disagio della coppia arriva in terapia, sappiamo quanto i partner hanno compreso l’importanza del prendersi cura l’uno dell’altra nella loro unicità e nella loro differenza. Qualcosa comunque rimane ancora sospeso, una sorta di “spada di Damocle” sulla serenità dell'unione.
Manca la consapevolezza dell’incastro emotivo e come esso influenzi, sia sul piano personale che di coppia, la relazione.
Un aiuto professionale può dare la possibilità di esplorare punti deboli e di forza del legame per crescere insieme (realizzazione a cui dovrebbe aspirare ogni coppia) scongiurando la compromissione del rapporto.
Anche in caso di separazione è importante ritrovare un dialogo affinché vi sia giusta conclusione alla storia che ha comunque legato due persone e le loro famiglie.
Bibliografia
Andolfi M., Manuale di psicologia relazionale. La dimensione familiare. Collana di psicologia relazionale, Accademia di psicoterapia della famiglia, Roma, 2009


























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