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VIAGGIO NELLE DIPENDENZE: L'IMPORTANZA DELLA STORIA FAMILIARE

In queste ultime decadi stiamo assistendo ad un aumento della patologia della dipendenza all'interno delle famiglie italiane.


Da un lato, soprattutto per ciò che riguarda l’adolescenza maschile, abbiamo assistito ad un aumento di comportamenti violenti sia verso se stessi (vedi la tossicodipendenza, alcoolismo, ecc.), sia verso gli altri (si pensi in questo senso alla violenza negli stadi e ad altre forme trasgressive di gruppo), per ciò che concerne invece il genere femminile ci troviamo di fronte ad una vera e propria epidemia sociale di disordini alimentari, dall'anoressia mentale alla bulimia, a forme estreme di obesità.


Che c’entra la dipendenza in tutte queste forme di malessere giovanile? Purtroppo quei legami di dipendenza nei confronti delle figure genitoriali, così essenziali per la crescita, sono stati recisi con grave danno per l’adolescente e sono stati sostituiti da una dipendenza compulsiva che muta la forma: ora l'uso intensivo di internet o il gioco d'azzardo, fino ad includere le sostanze, l'alcool o il cibo, e altro ancora.


Tutto a sottendere una sofferenza profonda. Paure e angosce che raccontano, molto spesso situazioni di stallo che si tenta disperatamente di riavviare.


Bisognerebbe allora comprendere meglio i segnali inviati dai minori per modificare le fondamenta e le modalità relazionali tra la generazione degli adulti e quella dei figli.


Guardare un disturbo anoressico o una tossicodipendenza esclusivamente come forma di patologia individuale non ci porta molto lontano e invece sarebbe assai più utile considerare comportamenti a rischio come segnali privilegiati per modificare ciò che non funziona all'interno della famiglia.


Nella nostra pratica clinica abbiamo potuto osservare che un adolescente può interrompere un comportamento distruttivo se è in grado di trovare altre risorse, sia dentro di sé che nel contesto familiare e sociale.


Si lavora per modificare non solo la dinamica intrafamiliare, ma anche la sua relazione con i macrosistemi sociali, che tentano di compensare le carenze della famiglia nucleare contemporanea.


Il cambiamento della struttura tradizionale della famiglia insieme alla mitizzazione imperante dell’individualismo, ha fatto perdere le funzioni di “solidarietà” che questa famiglia tradizionale compiva, e che ancora non sono previste dalla società attuale.



La storia familiare nella terapia delle dipendenze


Così allora, convocare i sistemi familiari di origine è necessario non solo per ricostruire una realtà condivisa, come i pezzi di un puzzle, che dia senso alla storia comune e che contribuisca ad una migliore prevenzione primaria, ma anche per rinvigorire vincoli di solidarietà con alto potere emozionale, che canalizzati terapeuticamente, possono essere di enorme aiuto.

Il lavoro terapeutico con i sistemi familiari di origine contiene un elemento altamente paradossale: “ritornare per partire meglio”.


La ricerca di una migliore differenziazione si ottiene nutrendosi fino a raggiungere la maturità, come un frutto quando si distacca dall'albero al momento giusto e non, per continuare con la metafora, come quando lo si taglia ancora verde per conservarlo meglio nel frigorifero: “fare un passo indietro per farne due avanti” significa prendere forza da quella energia usata male per tentare di neutralizzare le disfunzioni dei legami relazionali e utilizzarla per un’interazione creativa nella società.


L’elemento centrale di una simbiosi è una profonda disfunzione di legame, una mancanza di incontro emozionale. La frustrazione del passaggio da una generazione all'altra di elementi affettivi, psicologici e funzionali, che caratterizzano reciprocamente la conferma dell’identità dell’altro, è ciò che contribuisce al blocco transgenerazionale, fonte di numerosi conflitti.


Questo blocco è ciò che toglie funzionalità ad un sistema, impedendogli di avanzare nel processo della vita.


Nell'armonia intergenerazionale, nella quale ognuno compie il ruolo assegnato dal suo momento evolutivo, sta il segreto della funzionalità di un sistema familiare.


La trasmissione generazionale dei valori affettivi e culturali garantisce la sopravvivenza delle persone oltre la morte fisica. Come tutte le persone in età avanzata in questa scala generazionale hanno diritto a questa sorta di “trascendenza”, così anche tutti coloro che seguono hanno diritto a sentirsi nutriti da quella forza che proviene dalle proprie radici.


Questa doverosa premessa teorica, per arrivare all'importanza della storia familiare: se l’adolescente (ma anche l'adulto) riesce a riscoprire il valore e il calore dei suoi legami familiari può rassicurarsi sulla sua stessa identità e fare scelte più costruttive.


In quest’ottica assume, quindi, grande rilievo osservare e comprendere il sintomo all'interno della propria storia familiare nelle generazioni. Esso, rappresenta solo una parte di un tutto più ampio e complesso, dal quale partire per rinsaldare quei legami di appartenenza tra le generazioni attraverso il dialogo, la presenza, l’accettazione di opinioni diverse, il contatto fisico, il racconto dei miti familiari, ritrovare e conoscere quelle modalità psicologico-comportamentali caratterizzanti i momenti di passaggio, (come matrimoni, separazioni, nascite, malattie, lutti, ecc.) tipici di quell'assetto familiare.




Bibliografia


Zago M., Famiglia e disturbi ...dell'anoressia, del comportamento e della personalità, dell'identità. Pubblicato in Aspetti psicologici della famiglia, contributi del Professor Maurizio Andolfi. Sito internet Dimensione Speranza, Roma, 2005



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