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Identità e creatività


Ci sono due aspetti fondamentali che possono aiutarci a comprendere meglio noi stessi, i nostri comportamenti e le scelte che facciamo ogni giorno.


1) la fondazione molteplice della nostra identità;

2) meccanicità e inconsapevolezza con cui replichiamo i nostri copioni, viviamo le nostre emozioni, stabiliamo i nostri rapporti.


Siamo un’orchestra polifonica: innumerevoli sono gli “strumenti che portiamo dentro". Ognuno con un suono differente che, se accordato o scordato, rispetto agli altri, produce diverse melodie.


Le “voci di dentro” che pensano, fanno e sentono attraverso noi lottano per affermarsi: per cui noi diventiamo terreno di scontro e viviamo a volte laceranti conflitti.


E’ molto frequente scoprire attraverso il percorso terapeutico che quel tale desiderio è di mamma, quel progetto che stiamo perseguendo appartiene al nonno, il modo di rapportarsi al partner è, invece, quello del papà, e così via.


La nostra pretesa di essere “se stessi” appare quindi, il più delle volte, una mera illusione.


Approfondendo il lavoro sulla storia familiare e personale, emerge chiaramente la frequente inconsapevolezza con cui facciamo una serie di cose, anche molto importanti della nostra vita: il tipo di professione svolto o la scelta del partner, o i rapporti con i figli, le reazioni ripetitive in alcune particolari situazioni.


Sappiamo che a queste “anime collettive” convive con noi una spinta all'autonomia, all'individualità. Una spinta, cioè, a cercare il proprio me e a diventare, oltre che attori, anche autori della propria esistenza.


Ad esprimere, in definitiva, la nostra creatività.


L’atto creativo più importante è il cambiamento, quest’ultimo, spesso, perseguibile attraverso la capacità di varcare quel confine che delimita la zona di sicurezza che ognuno possiede.


Partire dal proprio passato, riconoscere le diverse presenze nell'avvicendarsi delle generazioni, essere consapevoli del proprio copione familiare e personale può significare non subirlo, come accadimento, malefico o benefico che sia, ma assumerlo pienamente come la propria determinata identità (“ciascuno di noi è una biografia, una storia…”), a partire dalla quale aprirsi poi alla propria indeterminata creatività.


Diventare creativi è un’impresa ardua, ma anche possibile e affascinante.


Il cambiamento, quello vero, quello creativo non prevede di tagliare con il passato o assoggettarsi ad esso; per andare oltre la propria storia occorre non esserle contro (con odi, rancori, silenzi, rivendicazioni, ecc.) né avere con essa conti in sospeso (in genere con i genitori).


E’ necessario, invece, poterla accettare così com'è ed esserle grati: è solo dall'amore, dal rispetto e dalla ri-conoscenza verso chi ci ha preceduto che può derivare la spinata a guardare oltre, per svincolarsi realmente dagli attaccamenti che ci bloccano e ci tengono fermi.


Per alimentare responsabilità ed autodeterminazione.


Non è del resto, ciò che promuove l'incontro terapeutico?


La psicoterapia incoraggia a superare le narrazioni più volte riproposte ed elaborate che i pazienti portano, spesso sature, impigliate in un circolo vizioso, cercando piuttosto una via verso aree nuove e sconosciute di sè e delle relazioni significative.

Bibliografia


Andolfi M., Cigoli V. (a cura di) La famiglia d’origine, Franco Angeli, Milano, 2003







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